Il fascino della natura incontaminata: Ventotene

Ma la sorpresa più singolare la si avrà non appena percorsi dieci metri dalla banchina del molo: al di là dell’immancabile e vociante parete umana che caratterizza ogni arrivo e partenza del traghetto, si presenta agli occhi lo straordinario spettacolo dell’antico porto di Ventotene, interamente intagliato nel banco roccioso.

Alcune eruzioni riconducibili a circa un milione e settecentomila anni fa (Villafranchiano antico), proiettarono fuori dal mare lave e materiali piroclastici che dettero vita, in breve, all’isola di Ventotene che venne così a costituire la parte superiore di un cono vulcanico. Dopo la prima plasmatura la definitiva ossatura dell’isola si realizzò circa un milione e duecentomila anni fa, allorquando una nuova eruzione consoliderà la struttura dell’isolotto di S.Stefano.

Nella parte centrale del banco roccioso che si protende in mare, ai piedi dell’attuale faro, fanno ancora bella mostra di se i resti di una peschiera del tipo ex petra excisa, cioé scavata nella roccia, particolarmente raccomandata da Columella (il grande teorizzatore dell’ittocolutura, vissuto nel I sec. d.C.) per l’efficacia produttiva. Le peschiere erano dotate sul fondo di canali per il ricambio delle acque, congegnati con una sorta di chiusura a saracinesca, così da impedire la dispersione in mare dei pesci; inoltre esistevano canali di collegamento tra le vasche attraverso i quali si facevano convogliare i pesci da uno scomparto all’altro.

Oltre ad assicurare ai pesci un’acqua mai stagnante, si provvedeva anche a ricreare l’ambiente marino a loro congeniale mediante piccoli scogli coperti da alghe o anfratti ricavati nelle strutture e ancora, come a Ventotene, zone coperte e ombrose per proteggerli dal forte sole estivo. La realizzazione di peschiere rappresenta una delle caratteristiche del mondo romano, durante il I sec. a.C. negli ambienti di ceto sociale elevato si comincia a prediligere il pesce marino e le ville marittime della famiglia imperiale vengono dotate di peschiere sofisticate, mentre il pesce d’acqua dolce, continua ad essere apprezzato solo dalle classi povere.

In particolare nella struttura di Ventotene, possiamo notare una tripartizione del complesso ittico. Partendo dalla costa abbiamo due vasche coperte nelle quali tra l’altro sfociavano i condotti di acqua dolce per la miscelazione con quella marina, in cui i pesci potevano rimanere al riparo da sole e dal moto ondoso; qui potevano anche, grazie ai ricettacoli sommersi, procedere alla deposizione delle uova per una tranquilla nidificazione. In queste vasche l’agibilità interna era assicurata, soprattutto per il personale di servizio, da una banchina risparmiata nel banco tufaceo, oggi a pelo d’acqua ma anticamente emergente, larga circa 1 m.

Questi ambienti, come mostrano ancora delle tracce, erano decorati con intonaci e stucchi colorati.

Segue poi un settore, quello centrale scoperto, caratterizzato da una grande vasca delimitata da una banchina, oggi sommersa, larga circa m. 1,50. La vasca era divisa in due da un diaframma in cui si aprivano due saracinesche. Nel vano meridionale era ricavata una orditura di murature circolari che delineavano concamerazioni nelle quali potevano circolare i pesci, guidati e obbligati nel percorso da una sapiente sistemazione di grate e paratie manovrabili dall’alto e fornite di fori calibrati per consentire il passaggio dell’acqua e nel contempo impedire la fuga dei pesci.

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