Giovanna D’Aragona soggiorna lungo tempo sul Castello Aragonese di Ischia

Forse nacque proprio ad Ischia, Giovanna d’Aragona, la dama “bella ma fredda” pronipote del grande Alfonso I di Aragona, nipote e cugina di Giovanna II di Aragona, regina di Napoli, e cognata di Vittoria Colonna

Ad Ischia, dove verosimilmente nacque (1502) e dove i suoi legami familiari potevano condurla e farla dimorare infatti in certi momenti della sua vita, la sua presenza è attestata storicamente abbastanza tardi, nel 1538, pressappoco nel momento in cui quella di Vittoria ha termine; ma ciò senza nessun rapporto di causa ed effetto, perché le due cognate si intendevano perfettamente.

Là dove l’armonia regnava meno, è nella casa di Ascanio che doveva del resto, con l’interesse che portava alla magia, essere un marito abbastanza fastidioso che il temperamento di Giovanna non aiutava a sopportare. "Bellissima, ma fredda", dice di lei Amalia Giordano, citando Filonico, ed aggiungendo: "Giovanna somiglia più a Vittoria che, in effetti, ebbe con lei maggiore familiarità, non solo perché era una più stretta parente: forse la stessa freddezza, nell’una e nell’altra, allontana i loro sposi.

Giovanna doveva, tuttavia, essere molto più bella della cognata. Lo stesso Filonico, che nelle lotte di continua gelosia tra la duchessa di Paliano e sua sorella, doveva ben accordare la preferenza a questa ultima, non manca di stabilire dei paragoni molto lusinghieri per lei... Giovanna superava tutti gli altri in bellezza... .".

La somiglianza con Vittoria è puramente morale;ci si stupisce solamente un poco dell’allusione alla freddezza della marchesa, sposa così ardente sotto l’aspetto letterario. In ogni caso, Giovanna fu considerata nel suo tempo poco favorita dalla sorte: Costanza di Francavilla, interrogata sulle donne della sua epoca che giudicava essere infelici, avrebbe risposto che considerava come tali "la duchessa di Tagliacozzo Giovanna di Aragona Colonna, la principessa di Salerno e la duchessa di Amalfi Costanza d’Avalos Piccolomini, poiché, dotate dalla natura di bellezza e di alto lignaggio, dalla fortuna, dal destino e dalla buona sorte di un onorevole matrimonio, sono tutte e tre, nel fiore dell’età e nel loro più grande splendore, così poco considerate dai loro mariti".

Nel 1536, dunque, Giovanna d’Aragona pregò l’imperatore, a Marino - dove era anche Vittoria Colonna - di darle i mezzi per vivere separata da suo marito; ricevè tremila scudi annui. Ascanio partì per la Lombardia, e lei, fingendo di andare ai bagni di Pozzuoli, "con tutti i beni di Ascanio, la famiglia ed i bambini, si porta ad Ischia, mentre la marchesa Del Vasto parte per la Lombardia"; poi, per volontà imperiale, va a Castel dell’Ovo.

Ma, il 10 aprile 1541, durante l’assedio di Paliano, mentre la terribile lotta tra Ascanio e Paolo III, a proposito della tassa sul sale, si avvia alla sua conclusione, è da Ischia che Giovanna, tramite il vescovo dell’isola, scrive al papa esprimendo dei sentimenti analoghi a quelli che si trovano in due sonetti di Vittoria inviati allora al pontefice. Degna del fiero coraggio delle sue parenti Vittoria e Costanza, riunì anche lei delle armi e degli uomini, e vendette dei gioielli per la difesa di Paliano.

Ecco il passaggio essenziale della sua lettera: "Chi serà pio, chi serà misericordio, se la pietà e misericordia non si trovasse in lo erede e legittimo possessor delle sacrosante e divine chiavi del tanto giusto e bon primo pastor San Pietro, e che deve mostrar agli altri con vivi esempii l’umiltà e la clemenza di Cristo, per esser lui perfetto gonfaloniero di quello. Deh! basti a Sua Santità, per il nome e virtù di Gesù la supplico, avere dimostrato già che mal può replicare il suddito con il suo signore; né gli piaccia di permettere che si sparga più sangue delle pecorelle, delle quali Sua Santità ne è vero pastore, ricordevole di quelle divine parole, castigati e non mortificati. La fiducia mia gli è tanto appresso di Sua Beatitudine che, quando questa invasione non dipendesse della giustissima mente e potentissimo braccio della Santità Sua, che, come là, così ancor la subito togliere, ma dipendesse da altri parentadi del mondo che seriano inferiori alla Santità Sua, spererei fermissimamente tanto in lo presidio ed aiuto suo, che ne li porrebbe, per difficili che fosse, silenzio, e che le cose mie resterebbero inviolate e secure”.

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