La visita alle chiese del comune di Ischia

A volte diroccate, spesso defilate, ma anche barocche e panciute le chiese del comune di Ischia dal Castello a Sant’Alessandro

Nel parlarvi delle chiese del comune di Ischia, ci piace cominciare dall’insula minor, il Castello Aragonese, il maggiore centro abitato durante il medioevo ed il rinascimento. La chiesa più importante che sorgeva sul castello era la cattedrale, di cui oggi, purtroppo, esiste soltanto parte della struttura. La cattedrale subì pesanti danni in un bombardamento avvenuto nel 1809. Ma vale la pena visitare ciò che ne resta, non fosse altro per il fatto che qui nel 1509 vennero celebrate le nozze tra Ferrante D’Avalos, marchese di Pescara e Vittoria Colonna. Matrimonio superbo, destinato a rimanere nelle cronache del tempo oltre che per la magnifica pompa e per la grande partecipazione di nobili di tutta Italia, anche per la sua triste fine.

Il marchese di Pescara morì, giovane, in seguito alle ferite riportate nella battaglia di Pavia. In un pilastro della cattedrale del Castello l’occhio esperto può ancora rintracciare la struttura trecentesca, coperte dalle successive ristrutturazioni. La cattedrale era a tre navate con cappelle laterali, in alcune delle quali si intravede ancora qualche traccia di affresco. Nella cripta che risale al XIII secolo vi sono ancora diversi affreschi del XIV secolo. Altra visita merita la chiesa che era annessa al convento delle monache di Santa Maria della Consolazione, costruita nella seconda metà del XVIII secolo. Nei sotterranei della chiesa è ancora ben visibile il cimitero delle clarisse, uno stretto cunicolo, dove ci sono dei sedili di pietra con un buco centrale, volgarmente detti “ scolatoi “; la pratica era, per noi, piuttosto macabra sugli scolatoi venivano lasciati a putrefarsi i cadaveri delle suore defunte; fino a qualche decennio fa in questa cripta c’erano ancora gli scheletri delle trapassate. Sempre sul Castello aragonese troviamo la chiesa a pianta ortogonale di San Pietro a Pantaniello, della metà del secolo XVI, che conserva ancora tutta la sua grazia architettonica ed i ruderi delle chiese di Santa Maria dell’Ortodonico e della Madonna della Libera.

Scendiamo dal castello, raggiungiamo Ischia Ponte anche qui sono tante le tracce di quanta antica e radicata fosse la devozione cristiana di questo borgo abitato per lo più da gente di mare e dalla religiosità dei pescatori nacque la collegiata dello Spirito Santo, fondata nel 1570 dai marinai del Borgo di Celsa, che adattarono a loro chiesa una cappella dedicata a Santa Sofia della famiglia Cossa. Con parte dei proventi della loro attività marinara organizzarono un vasto programma spirituale ed assistenziale. Nel 1851 papa Pio IX la elevò a collegiata con un capitolo di canonici. Sede del culto di San Giovan Giuseppe della Croce, francescano alcantarino nato a Ischia nel 1564 e morto a Napoli nel 1734; la collegiata è ricca di opere d’arte. Notevoli gli altari di marmo del secolo XVIII, la grande pala della Pentecoste del pittore ischitano Di Spigna, mentre altre opere sono di Giuseppe Bonito, Paolo de Matteis, Cesare Calise, Fabrizio Santafede.

Accanto alla collegiata dello Spirito Santo troviamo la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli fondata nel 1613 e rifatta nel 1693. All’interno una straordinaria statua della Madonna, del XVII secolo, incoronata dal Capitolo Vaticano il 25 agosto 1794. Nei giorni di festa questa statua viene ricoperta di abiti e di oggetti preziosi. Molto interessante in questa chiesa anche il medaglione del paliotto raffigurante la Madonna del Granato: si tratta con molta probabilità della parte centrale di un sarcofago smembrato, proveniente dal Castello.

Vicinissima a questa chiesa vi è la cattedrale dell’Assunta; la chiesa prese nel 1809 nome e titolo della cattedrale del Castello distrutta dai bombardamenti. Prima l’edificio costituiva la chiesa del convento agostiniano, fondato dalla famiglia Salvacossa, nella seconda metà del sec. XIII. La chiesa venne ricostruita agli inizi del secolo XVII ed ancora verso la metà del secolo XVIII su progetto di Antonio Martinetti. La decorazione a stucco è opera di Cesare Starace, realizzata nel quinto decennio del secolo XVIII. All’interno troviamo anche un altare marmoreo con balaustra del secolo XVIII che proviene dalla cattedrale del Castello. Gli altari laterali invece furono realizzati durante l’episcopato di Giuseppe d’Amante (1818-1844). Nella prima cappella della navata di sinistra vi è il battistero, al quale fu battezzato il 15 agosto 1654 Carlo Gaetano Calosirto, futuro San Giovan Giuseppe della Croce.

Una delle chiesette più suggestive della zona est dell’isola è quella di Sant’Anna a Cartaromana, si trova nei pressi della torre di Guevara, detta di Michelangelo. La piccolissima chiesetta è molto defilata rispetto al centro abitato, occorre una piacevole passeggiata campestre per raggiungerla ma è facilmente accessibile dal mare trovandosi proprio sulla costa. Risale alla prima metà del secolo XVI fu elevata a Sant’Anna protettrice delle gravidanze, era luogo di pellegrinaggio della donne che avevano difficoltà ad avere figli e che trascorrevano intere giornate a pregare lontane dagli occhi indiscreti. L’usanza di andarvi in pellegrinaggio si è poi estesa a tutta la gente di Ischia che fino agli anni ’30 del Novecento vi si recavano in pellegrinaggio con le barche il 26 luglio, in occasione della festa di Sant’ Anna ” ai riti devozionali – spiega Giovanni Castagna - faceva seguito un picnic a base per lo più di melanzane al forno. Tale usanza ha poi dato origine alla moderna festa con le barche addobbate allegoricamente che si svolge nello specchio d’acqua tra il castello e gli scogli di Sant’ Anna”.

Costeggiando il lungomare che collega Ischia con Ischia ponte troviamo la chiesa ed il monastero di Sant’ Antonio di Padova «Costruita – scrive lo studioso Giovanni Castagna – forse verso la metà del sec. XIV dagli abitanti della Città e del Borgo di Celsa, sotto il titolo di Santa Maria della Misericordia, nel 1484 fu donata ai frati Conventuali che vi annessero un convento e cambiarono il titolo in Santa Maria delle Grazie e Sant’ Antonio di Padova. Notevoli sono la lanterna che sovrasta la cupola e la scenografia dipinta sulla porta d’ingresso; vi sono anche tre tele del pittore Di Spigna e una statua a mezzo busto dell’Ecce Homo, attribuita allo scultore Giacomo Colombo degli inizi del XVIII secolo. In una saletta attigua alla chiesa si ammirano diverse tavole che facevano parte di un polittico portato qui dal castello, in cui si indicano ritratte le figure di Costanza d’Avalos e Vittoria Colonna. All’interno di questa chiesa vengono custodite le spoglie mortali di San Giovan Giuseppe della Croce, il santo patrono di Ischia».

Continuando la strada ci imbattiamo nella chiesa dell’Addolorata, fondata nel 1873 su terreno donato dalla famiglia Morioni e sulla antistante spiaggia dei Pescatori troviamo la cappella di San Giovan Giuseppe della Croce.

Da Ischia Ponte raggiungiamo Ischia porto: in piazzetta san Girolamo incontriamo la cappellina dedicata alla Madonna della Pace, meglio conosciuta come “di San Girolamo”, al quale santo anticamente era consacrata. «Oggi – scrive Giovanni Castagna - costituisce la cappella delle Suore Figlie della Chiesa. Essa esisteva già all’inizio del secolo XVI perché verso il 1543 l’Università di Ischia la donò ai frati Agostiniani del convento di Santa Maria della Scala». Anche se può apparire singolare la chiesetta fino al secolo XIX è stata un eremo. Ma basterà dare uno sguardo ad un’antica immagine fotografica di Ischia per capire che corso Vittoria Colonna e la piazzetta, oggi cuore commerciale di Ischia, fino a circa meta degli anni 50 praticamente disabitati, eccezion fatta per qualche villa patrizia. All’esterno di questa chiesa troviamo una lapide, voluta dal vescovo Palladino, che ricorda il IV centenario delle nozze di Vittoria Colonna con Ferrante d’Avalos avvenute, nel 1509, sul Castello d’Ischia.

Proseguendo per la via una cupola variopinta di mattonelle smaltate ci segnalerà che siamo giunti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie in San Pietro dalla bella architettura, a pianta centrale con cappelle laterali. La chiesa venne aperta al culto nel 1781. Era inizialmente dedicata alla Madonna delle Grazie e alle Anime del Purgatorio, per cui era detta anche “del Purgatorio”. «Notevole – scrive Giovanni Castagna – la decorazione a stucco realizzata negli anni settanta del secolo XVIII dallo stuccatore napoletano Francesco Starace. Sugli altari si ammirano cinque tele di Carlo Borrelli Ponticelli, pittore attivo nella seconda metà del secolo XVIII. La cupola è ricoperta da mattonelle smaltate, rutilanti al sole, uscite dalla bottega dei riggiolari Chiaiese. Particolarmente venerata è la statua di San Pietro». L’ampio sagrato che con la sua linea sinuosa invita il passante a visitare il tempio è stato anche teatro di fatti drammatici; quando la rivoluzione napoletana del 1799 naufragò, vi vennero giustiziati alcuni ischitani che avevano aderito ai moti democratici tra questi Pasquale Battistessa, martire della libertà a cui è stato intitolato il piazzale.

Nel popoloso quartiere San Ciro troviamo l’omonima chiesa parrocchiale che sorse nei pressi di una cappellina, dedicato a San Ciro, edificata nel 1893. La chiesa grande invece, costruita nel 1926, è a pianta centrale a croce greca, coperta da una cupola. Una edificio segno visibile dell’interesse dei Borbone per l’isola si trova sul porto: la chiesa Santa Maria di Portosalvo, fatta costruire dal re Ferdinando II di Borbone nel 1854. All’interno si ammirano due tele di Vincenzo de Angelis ed un’altra di Santoro.

«Le colline che circondano il porto d’Ischia – scrive Giovanni Castagna – dette di Sant’ Alessandro e di San Pietro, prendono il nome da due cappelle. Quando il porto di Ischia era ancora un lago i maggiori agglomerati di case sorgevano su questi due promontori, la pianura strettamente intorno al lago era malsana, si preferivano dunque le zone più alte e ventilate. Nacque così il borgo di Sant’alessandro che porta ad una bella insenatura con la spiaggia degli Inglesi. Qui sorge la cappella di Sant’ Alessandro, che risale al secolo XIV, dove si possono ammirare alcune testimonianze architettoniche del periodo durazzesco (secolo XIV), inglobate nelle costruzioni dell’attuale villaggio».

Sulla collina di San Pietro, invece i ruderi della chiesetta di San Pietro, presso la quale, nel medioevo, vi era forse un conventino di monaci basiliani.

Nella zona collinare del comune di Ischia, la frazione di Campagnano, troviamo la chiesa dell’Annunziata con la parte superiore della facciata adorna di uno splendido rivestimento maiolicato con due pannelli centrali: San Giovan Giuseppe che riceve il Bambino dalla Madonna, datato 1896, e l’Annunciazione di Maria. «Nel secolo XVII – scrive lo studioso Castagna – esisteva nella zona una chiesa dedicata a San Sebastiano in cui si venerava l’Annunciazione di Maria. Non si sa se in seguito questa abbia cambiato titolo oppure, abbandonata, ne sia stata costruita un’altra sotto il titolo dell’Annunziata, che fu restaurata ancora nel 1792. All’interno si ammirano qualche tela e un bell’altare maggiore di marmi policromi del XVIII secolo».

Infine in via Leonardo Mazzella troviamo la moderna chiesa del Gesù Buon Pastore, costruita circa quaranta anni fa, ma la parrocchia è molto antica. Il titolo originario era San Vito ed era unita alla Collegiata dello Spirito Santo. Nel 1974 la parrocchia fu staccata dalla Collegiata e trasferita in questa chiesa, che ha poi assunto il titolo di Gesù Buon Pastore.

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