Una villa "viscontiana" La Colombaia nel bosco di Zaro a Forio
E sono cascate di vetri coloratissimi tardo liberty, grandi cani in carne ed ossa e freddi bianchi molossi di ceramica, pavimenti grecizzanti, enormi camini umbertini, leggiadri parati fiorati, porte e finestre a sesto acuto, ad ogiva che inquadrano una vista a strapiombo sul mare come fosse un quadro alla parete.
Un gioco continuo dunque, quello messo in piedi da Visconti nella Colombaia, di bellezze di varia natura, architettato con precisione da orologiaio fin nei luoghi più nascosti del parco grondante siepi d’ortensie ed edere di ogni tipo.
Anche oggi che La Villa La Colombaia, divenuta fondazione e museo dedicato al regista che l’abitò, è stata svuotata dei suoi arredi originali e trasformata in un luogo più asettico, mantiene inalterato quel fascino di tutte le dimore abitate da grandi artisti dove sembra sempre possibile che quando le luci si spengono e i visitatori vanno via, accadano cose misteriose e un po’ magiche.
Visconti giunse a Ischia intorno al 1945. Nei primi anni soggiornò a Ischia, in una casa detta Villa Colucci, sulla costa di Punta Molino, poi in albergo. In cerca di una casa da acquistare Visconti rimane stregato dalla bellezza della villa di Zaro. La villa è tutta bianca, contornata da due dépandances, il viale è circondato da un parco di lecci, eucalipti e pini ed ha un aspetto selvaggio, tenebroso, quasi inaccessibile. “ La Colombaia – come si legge sul catalogo in ricordo dei 25 anni della morte “ Gli anni verdi. Luchino Visconti ad Ischia - Situata nel bosco di Zaro, tra Lacco Ameno e Forio, protetta dalla fitta vegetazione e dalla costa rocciosa quasi sempre battuta dal vento e dal mare grosso, la casa è un “colpo di fulmine” per il regista.
In posizione ardita e difficilmente raggiungibile, “La Colombaia” apparteneva un tempo alla famiglia Patalano di Forio. Lo storico immobile fu acquistato dal barone Fassini, aristocratico colto, elegan te e amante della bella vita.
Quando Visconti conosce il barone, si avventa sul progetto con una ferocia inaudita. Affiora in lui l’orgoglio di casta, la sete di dominio, il desiderio di confrontarsi da pari a pari con il rivale. Il “corteggiamento” diventa talmente insistente che il barone finisce per cedere. Quasi per sfinimento vende La Colombaia a Visconti.
Finalmente il regista prende casa sull’isola. La Colombaia rappresenta la testimonianza estrema di quella aristocratica difficoltà ad aderire alla realtà e ad uscire dal cerchio del proprio mondo che poi è stata insieme di ostacolo e di stimolo a tutta l’attività professionale di Visconti.
La casa, venne ristrutturata. Sotto la supervisione dell’architetto Giorgio Pes, Visconti rimette mano soprattutto all’interno della villa. Decide di conferirle una pesante impronta liberty. Spende capitali astronomici per acquistare i pavimenti (che sottrarrà ad antiche ville campane in demolizione), mobilita tutti i suoi amici antiquari tra Londra e Parigi per recuperare pregiatissimi feticci liberty, si occupa personalmente della sistemazione del giardino.
Alla Colombaia da qualche anno hanno trovato posto le ceneri di Luchino Visconti in un angolo del parco che circonda la Villa.
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