Mura a secco attorno a stradine e campi. Le parracine ischitane

Addentrarsi nell'isola percorrendo quelle stradette che conservano ancora il sapore d'un'era passata sembra non una realtà ma un sogno. La maggior parte di queste strade sono ben delimitate da muri a secco, detti "parracine". Esse fanno parte delle bellezze non naturali, sebbene abbiano tratto la loro composizione generalmente dalle pietre di tufo, le quali, pertanto, rappresentano gli elementi, le sillabe di questo meraviglioso linguaggio che accompagna il turista nelle sue escursioni alla scoperta dell'Ischia sconosciuta

Bibliografia: Giovan Giuseppe Cervera “Ischia nascosta” estratto tratto dalla Rassegna di Ischia

La forma rusticana con cui il colono volle recintare i suoi campi resta il più bell’ornamento delle nostre stradette di campagna. L’ingegno e la fantasia che univano la necessità dello sfogo dell’acqua piovana imbevuta dal terreno ad un ornamento semplice e rustico s’incontrarono quando la mano dell’artista posò la prima pietra di questi muri a secco che il colono greco chiamò parracine.

Le balze tagliate a scaloni le ebbero per contrafforti dando alle campagne ischitane un pregio ornamentale.

Sul loro ciglio il vignaiuolo vi fece nascere il rovo spinoso; ma la natura, che asseconda l’opera dell’artista, vi fece spuntare gratuitamente il roseo fiore della cannochiara. E dalle fessure uscì la menta selvatica, e molte si rivestirono di parietaria, mentre alla base, sul verde fondo, gli anemoni incastonarono gemme azzurre e gialle. Appena vengono realizzate le parracine presentano una pietra fresca, bruna se lavica, gialla o verdina se tufacea, rossa se vicino sta una vena di roccia ferrigna.

Col tempo si macchiano di chiazze bianche, poi si rivestono di muschio prima rossastro, poi verde.

Di giorno, quando il sole ne illumina di sbieco la facciata e gli interstizi appaiono bene ombrati, esse esprimono un ricamo, in cui si leggono i sobri pensieri dei contadini, le sommesse parole del solitario viandante, il canto degli uccelli, il verso dell’asinello, l’immagine del cacciatore e del cane.

È un bassorilievo che racconta tutta la vita e i costumi dell’Isola.

E questo bassorilievo, spiegandosi alla nostra contemplazione, ci mostra un susseguirsi d’immagini. Ecco i carri con la pila dei barili, che l’artista cesellò con mano maestra; i muli con la classica soma; le contadine col fascio d’erba in testa, cantando ariette patetiche; il comignolo che fumiga; la massaia che cuoce il “coniglio alla cacciatora”; lo zappatore al lavoro; la noria, che al girar del somarello bendato riempie le capaci vasche. E poi filari di viti, balze a scaloni, alberi da frutta ed erbe aromatiche.

Di notte, quando la luna è piena, l’effetto si ripete; ma la scultura acquista una tonalità più poetica.

Dalla sua reggia il grillo, fattosi sul limitare, incanta le notti col suo cri-cri. E quando tutto tace e il notturno silenzio avvolge la vita di sogni, chi nascostamente sta a spiare vede quella vita statuaria a poco a poco animarsi: l’uccelletto salta di ramo in ramo; la vite s’abbraccia ai rami, intrecciandoli con amplessi svenevoli; l’uva premuta cola nei palmenti odorosi. Più in là quelli che battono il solaio di lapillo: i tamburi suonano; arrivano i grossi cesti imbandierati pieni di cibi profumati e, mentre i magli di legno - i "pentoni" - battono, tutti ballano e cantano: "curre, patrone, e porte u buttiglione".

Nei vostri giorni di vacanza ad Ischia se amate andare alla scoperta di frammenti del passato e della storia non solo "eccellenti" ma anche la storia feriale, di tutti i giorni, la vita minuta dei campi e dei contadini allora vi consigliamo un itinerario nell’entraterra  ischitano per ammirare queste recinzioni bellissime. Basterà raggiungere Campagnano - se siete nel comune di Ischia - oppure piazza Maio a Casamicciola -le strade di campagna di lacco Ameno , partendo da via Mezzavia, oppure la borbonica o il Cierco a Forio ,  se poi siete nei comuni alti dell’isola Barano e serrara Fontana le parracine le avrete sotto casa!

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