La vita a Pitechusa ai tempi dei greci: il museo archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno

Sembrano muti e immobili, che siano ancora del colore ocra della terra dalla quale sono stati estratti e dove per tanti anni sono stati custoditi, oppure colorati da segni lasciati da una mano sconosciuta tanto, tanto tempo fa. Disegni di geometrica bellezza, figure, scene di caccia, naufragi, i tesori di ceramica, le coppe, gli utensili di un lontanissimo passato che potete ammirare dietro il vetro di una teca, nel museo di Villa Arbusto a Lacco Ameno, appaiono silenziosi ma solo ad un primo sguardo

Perché se li osservate con maggiore attenzione, maggiore passione, quei reperti parlano, e quanto parlano! Parla greco antico la Coppa di Nestore, ma allude a modernissimi piaceri: il vino, l’amore, i sensi. Parlano di una vita laboriosa di piccoli gesti quotidiani, ma anche di storie mitiche di eroi, che commuovono ancora di più quando cadono.

A Villa Arbusto parla Omero e non solo nella coppa di Nestore, ma anche nell’anfora che raffigura Aiace che porta sulle spalle il corpo senza vita di Achille. Reperti che ci raccontano di morti comuni, morti tragiche, morti diremmo oggi “ bianche”, come quella raffigurata sul Cratere del Naufragio: pescatori in balia delle onde che tentano di salvarsi dalla furia del mare, mentre un enorme pesce ha già addentato un loro compagno.

Ed attenzione, il cratere del Naufragio non offre solo una sequenza “ proto- horror” di straordinaria bellezza stilistica, ma è anche uno dei più antichi esempi di pittura vascolare figurativa ritrovata in Italia.

Oggetti che parlano di quello che i vivi facevano per rendere più dolce il cupo passaggio nell’al di là, ai propri cari: il culto dei morti nei corredi funebri rinvenuti nella necropoli di San Montano. Arredi destinati ai defunti che filosoficamente ricordano attraverso le immagini dipinte che la fine è parte della vita: tre donne con un fuso, le figlie di Erebo e della Notte, che filano la vita degli uomini, il vaso delle Parche.

Reperti che ci parlano di vita, della vita spensierata dell’età dei giochi: le rondelle circolari; della vita seducente dell’età degli amori: le boccette che racchiudono oli profumati, essenza di rosa, i gioielli e gli ornamenti preziosi, le fibule; della vita di tutti i giorni, del pasto: i fornelli di terracotta; delle case: le grondaie decorate, le appliques a forma di animale; della moda “esotica ” gli scarabei egizi.

E reperti che ci parlano di trasporti: la graziosissima cosiddetta “ Stirpe dei cavalli” , dove fa la sua comparsa uno dei maggiori vettori di mobilità terrestre sull’isola d’Ischia di tutti i tempi: il mulo, il ciucciariello, da solo o attaccato al carretto, ora come allora fiero di tanto compito.

Gli oggetti di Villa Arbusto parlano di una vita dedicata all’archeologia, delle lunghe ore trascorse sotto il sole di Monte Vico o del Castiglione a scavare con pazienza il passato di Ischia. Nelle stanze fresche di Villa Arbusto, ancora adesso Giorgio Buchner ci racconta la nostra storia che non smette mai di stupirci.

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