Il babà rustico
Il babà rustico può essere portato in tavola intero e tagliato dai commensali in caso di pranzo più informale, va invece tagliato a fettine in deschi meno familiari, per i finger food ed i buffet...
Gli Struffoli preparati secondo l’antica ricetta napoletana chiudono in un trionfo di goduria i pasti e le cene festive. Sono piccole palline di pasta fritte nell’olio e poi ricoperte di miele, che ci deriverebbero addirittura dai Greci.
Dal greco deriverebbe il nome “struffolo”: precisamente dalla parola “strongoulos”, arrotondato. Lo struffolo deve essere piccolo. Perché così aumenta la superficie di pasta che entra in contatto col miele, e il sapore ne guadagna.
E questo avviene soltanto se si confezionano delle palline di pasta di piccole dimensioni. Gli struffoli, come tutti gli evergreen, nella loro sostanziale immutabilità presentano molte varianti: regionali, familiari e personali.
In questo sono un po’ come le polpette: anche se gli ingredienti sono esattamente gli stessi, mangerete tanti struffoli diversi quanti sono le case in cui vi verranno offerti (o le pasticcerie in cui li acquisterete).Vi accorgerete che ciascuno ritiene che i “propri” struffoli siano quelli autentici: quelli della tradizione, tramandati da una nonna, una mamma o – ancora meglio! – da una zia monaca. Quest’ultima, quando c’è, è una garanzia: un tempo gli struffoli venivano preparati nei conventi, dalle suore dei vari ordini, e recati in dono a Natale alle famiglie nobili che si erano distinte per atti di carità.
Come accade a tutte le ricette ormai abbondantemente codificate, che sembrano non presentare punti oscuri, gli struffoli sono insidiosi: nascondono infatti molti segreti, spesso custoditi gelosamente.
Uno di questi sta nel miele: che deve essere abbondante. Senza di lui, un dolce non può definirsi veramente tale.
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