Le pinete di Ischia: un cappello verde tra Casamicciola, Ischia e Barano

Quando l’isola era duemila anni più giovane era ricoperta da un immenso mantello verde.I greci vi portano la vite, poi nell’800 giunsero anche i "pini" per mano del botanico Gussone

Bibliografia: professor Giuseppe Sollino “Verde dell’isola d’Ischia: le Pinete”.

La fertile natura vulcanica ha creato questo giardino in mezzo al mare: l’isola verde, Ischia, ha un patrimonio boschivo unico tra le isole del Golfo.

Si passa dalle pinete, ai castagneti dell’Epomeo, alla macchia mediterranea, alle distese di ciclamini e papaveri. Uno dei massimi studiosi naturalisti di Ischia è il professor Giuseppe Sollino di cui pubblichiamo un articolo interessantissimo e scientificamente approfondito dal titolo il “Verde dell’isola d’Ischia: le Pinete”.

L’isola d’Ischia è nota come “Isola Verde” in relazione all’abbondante vegetazione che la caratterizza, costituita in gran parte da boschi, vigneti e dalla macchia mediterranea. Ed è proprio la macchia mediterranea la formazione forestale, che nel passato formava quasi un unico mantello verde, a colpire i diversi popoli che hanno frequentato l’isola, a partire dagli Eubei che nell’VIII secolo a.C. vi fondarono la prima colonia della Magna Grecia e la chiamarono Pithecusa.

La presenza dell’uomo e l’attività agricola portarono nel corso dei secoli a sostituire la macchia con i vigneti e in parte con formazioni forestali di maggior pregio quali le pinete e i castagneti. Attualmente la superficie boscata complessiva è di circa 800 ettari di cui: 58 ettari (8%) di pinete e 738 ettari (92%) di cedui di castagno, querceti e macchia mediterranea.

L’isola nel passato era probabilmente coperta da una folta e fitta macchia mediterranea da cui emergevano gli “ombrelli” dei pini mediterranei e scuri lecceti che nei punti più umidi cedevano il passo ai querceti (Quercus pubescens). L’azione dell’uomo è stata comunque rilevante, sostituendo nei punti più pianeggianti alle colture arboree quelle agrarie (vite, olivo, ortaggi) e nei punti più acclivi, ma freschi, al leccio e alla roverella la coltivazione del castagno governato a ceduo per gli usi agricoli.

Le prime pinete impiantate nell’isola d’Ischia risalgono al XIX secolo, e più precisamente sono da collocare tra il 1850 e il 1854.

Fu il noto botanico Giovanni Gussone, in quel periodo anche medico personale di Ferdinando II di Borbone, ad impiegare il pino domestico (Pinus pinea L.) nell’area costiera del Comune di Ischia che allora appariva arida e senza vita, in conseguenza dell’ultima eruzione avvenuta (Fiaiano 1302).

L’ottima acclimatazione della conifera, la sua capacità di adattarsi ai suoli vulcanici e di scarsa profondità, nonché la maestosità del portamento e l’ampiezza della chioma che conferiscono a questo pino un altissimo pregio estetico e paesaggistico, hanno fatto sì che al primo impianto ne seguissero molti altri, soprattutto nei Comuni di Barano (Pineta di Fiaiano) e di Casamicciola (Pineta della Maddalena-Monte Rotaro detta anche del Castiglione).

Le Pinete costiere si trovano nel Comune d’Ischia e si estendono per una fascia che va dal Porto fino all’area di Punta Molino, articolandosi lungo i principali assi viari che collegano il centro storico con le aree periferiche.

Pineta del Castiglione Bosco della Maddalena, Fondo d’Oglio e Monte Rotaro Estensione: oltre 32 ettari a cui vanno aggiunti 12 ettari di lecceto che occupa soprattutto l’area centrale del cratere (Fondo d’Oglio) del Monte Rotaro.

Ubicazione: delimitata a Nord dalla SS 270, ad Ovest dalla strada provinciale Nuova Cretaio, ad Est dai terrazzamenti che si affacciano su Porto d’Ischia e a Sud dalla piana del Rotaro.

Orografia: complessa e articolata su quattro eruzioni successive a partire dal II secolo a. C. (strato Vulcano). I quattro centri eruttivi sono stati studiati dal prof. A. Rittmann (1929) che ha rinvenuto un fascio di fratture vulcano-tettoniche con direzione NO-SE Il Monte Rotaro raggiunge i 266 metri sul livello del mare.

La struttura vegetazionale del Bosco della Maddalena è di grande interesse ambientale.

La pineta è costituita da Pinus pinea L., il classico pino mediterraneo, con presenza sporadica del pino marittimo e di quello d’Aleppo. Elementi della macchia mediterranea quali corbezzolo, erica, ginestra, mirto ecc. sono maggiormente presenti laddove c’è scarsa densità della pinetina e dove non è presente il lecceto che nell’area craterica del Fondo d’Oglio è particolarmente addensata. L’impianto della pineta comincia negli anni ‘30 del XX secolo e si completa agli inizi degli anni ‘50. Vi si notano aree fumaroliche interessate dalla presenza del raro papiro (Cyperus polystachius Rottb.) di grande valore ecologico.

Pineta di Fiaiano

Estensione: circa 8 ettari. Ubicazione: si trova nel Comune di Barano e occupa il cratere ed i bordi della colata lavica che nel 1302 si formò a circa 160 metri s.l. m. A Nord confina con il Bosco dei Conti, ad Ovest c’è il Borgo di Fiaiano, a Sud la collina Belvedere, a SudEst la Fasolara e infine a Est Nord-Est si trovano i bordi lavici che originarono la colata dell’Arso che dopo oltre 2,5 km si spense nel mare all’altezza della Punta Molina.

Orografia: piuttosto variabile con notevoli ondulazioni all’interno dell’area craterica.

Vegetazione: pineta impiantata negli anni ‘30 e ‘50 del XX secolo, macchia e lecceto nelle aree libere da pini e là dove filtra una maggiore quantità di luce; presenza di fumarole che ospitano una specie rara (Cyperus polystachius Rottb.): il papiro delle fumarole.

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