La biblioteca Antoniana di Ischia
Il silenzio, la bellezza dei luoghi, il mare e quella calma che soltanto i posti dove la natura è padrona riescono ad infondere, fanno di Ischia un’isola eletta per le riflessioni, la lettura e la scrittura...
Fate attenzione nel mezzo del porto c’è una rotonda di cemento, viene chiamata Rotonda di Marco Aurelio. Sarete sicuramente sorpresi nel sapere che circa 1900 fa su questo tondo c’era una casa. A quei tempi il porto era un lago vulcanico e qua e là era stata costruita qualche casa rurale, documentata da cocci di quell’epoca.
Ma perché tondo di Marco Aurelio? Ce lo svela l’archeologo Buchner che scrive: « …grazie a un fatto curioso sappiamo anche che verso il 140 d. C. sul piccolo isolotto di lava, oggi un tondo circondato di muratura, c’era una casa! Esiste una lettera del principe Marco Aurelio che scrisse al suo maestro Fronto per chiedere un consiglio. Era occupato in esercitazioni retoriche, e poiché aveva sentito che nell’isola Aenaria esisteva un lago ed in questo lago un isolotto anche abitato, voleva sapere come si sarebbe potuto utilizzare questo curioso fenomeno, e Fronto rispose che si potrebbe dire che l’isola grande ripara l’isolotto dalle tempeste del mare così come il padre tiene lontano dal figlio le preoccupazioni del governo».
Camminando osservate la bella linea compatta di palazzo D’Ambra, oggi sede della Capitaneria di Porto e di associazioni marinare, si tratta di uno dei più antichi palazzi del porto di Ischia. Il porto di Ischia era lago vulcanico che, fino alla metà dell’800 era collegato con il mare soltanto da una piccolissima apertura “ La Foce “ ancora oggi visibile all’estremità della riva sinistra, caratterizzata da un ponticello.
Foce “ è essiccata, ma una volta era un passaggio importante, dava la possibilità ai pescatori di raggiungere dal lago il mare aperto. Osservando con attenzione potrete notare che l’arco del ponticello è molto antico, composto da pietre laviche. Se volete potete percorrere la parte sottostante del ponte e dopo un cantiere navale troverete una piccola spiaggetta, frequentata soltanto da ischitani.
Continuiamo il nostro itinerario e entriamo nel bel parco della Pagoda che si trova proprio a due passi dalla Foce. Questo parco che si spinge fino all’ultima estremità del porto, prende il nome da una antica struttura di legno, che Ferdinando di Borbone aveva fatto installare in questo giardino. Secondo la moda del tempo il piccolo chalet aveva uno stile orientale, ricordava molto un padiglione cinese in miniatura.
La Pagoda, questo il nome del capriccio architettoniche era luogo di festa e di grandi spaghettate che Ferdinando di Borbone offriva ai grandi ufficiali dell’esercito nelle calde sere estive. Le cartoline illustrate dei primi anni del Novecento che raffigurano la zona del porto offrono la possibilità di vedere “ La Pagoda “ cinese di re Ferdinando.
Essa conobbe poi giorni tristi: durante la guerra diventò un deposito di armi e poi venne smantellata del tutto. Ma il nome Pagoda è rimasto ben impresso sul luogo. Continuate dunque il vostro itinerario sul porto e raggiungete la deliziosa stradina di pietra che porta al faro. Quando l’avrete percorsa tutta, sedetevi qualche minuto a contemplare un panorama romantico come pochi, con le isole del Golfo nell’azzurro della lontananza, il vecchio faro arancio corroso dal sale, i gozzi di legno che entrano nel porto seguiti da stormi di gabbiani e questa bella struttura architettonica color rosso pompeiano che si trova seminascosta dalla vegetazione, sull’altra riva del porto: è villa Dhorn. Scienza ed arte si mescolano nel passato di questa casa misteriosa, fatta costruire da un discepolo di Darwin nei primi anni del Novecento. Villa Dhorn oggi è sede del laboratorio Benthos di Ischia. La troverete nell’itinerario dedicato alla Riva destra del Porto.
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