“Cleopatra” sixty ha gli occhi viola di Liz...
La bellissima storia di Antonio e Cleopatra fu galeotta per Liz Taylor e Richard Burton. E sotto il sole di Ischia non furono solo flash.....
Film thriller del 1999, USA. Titolo originale: The talented Mr. Ripley.
Dal romanzo omonimo di Patricia Highsmith). Regia: Anthony Minghella. Attori: Matt Damon, Jude Law, Gwyneth Paltrow, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffmann, Sergio Rubini, Philip Baker Hall, Jack Davenport, James Rebhorn.
Trama: Anni ‘50. Negli Stati Uniti, ad un ricevimento, il giovane Tom Ripley conosce il padre di Dicke, un coetaneo ricco e viziato partito per l’Italia senza dare più notizie di sé. Il padre incarica Tom di recarsi sul posto e di fare di tutto per riportargli il figlio. In Italia Tom conosce Dickie, la sua fidanzata Marge e il loro spensierato modo di vivere tra Ischia, Capri, il mare, le gite. Ben presto Tom dimentica lo scopo del suo viaggio, entra a poco a poco nella vita di Dickie, ne diventa il compagno inseparabile, lo segue nei locali notturni, nelle gite a Napoli e Roma.
Ma un giorno, a Sanremo, Dickie si stanca di Tom, non lo vuole più vedere, gli grida di andarsene. Allora, sulla barca, Tom lo colpisce, lo uccide, ne prende i soldi e l’identità. In questa nuova veste, Tom/Dickie torna al paese, poi decide di trasferirsi a Roma, dove prende in affitto un grande appartamento. Qui arriva Freddie, vecchio amico di Dickie, che subito si rende conto che Tom nasconde qualcosa per cui a Tom non resta altro da fare che eliminarlo.
Incalzato dalle indagini condotte dall’ispettore Roverini, Tom parte per Venezia. Qui arrivano anche il padre di Dickie e Marge. Il genitore legge una lettera in cui Dickie diceva di volersi suicidare e dice a Tom che lui non ha alcuna colpa per quello che è successo. Non è altrettanto convinta Marge, che però non viene ascoltata. Tom si imbarca su una nave per la Grecia
(da cinematografo.it).
Se uno scrittore thriller deve raccontare di assassini e vittime, e di persone catturate nel vortice di questo spaventoso corso di eventi, deve far molto di più che descrivere la brutalità e il sangue. Deve considerare la giustizia o la mancanza di questa nel mondo, buono o cattivo, come pure la codardia umana ed il coraggio - ma non unicamente come forze per far procedere la trama del suo racconto verso una direzione. In sostanza la sua gente fittizia deve sembrare reale."
Le regole essenziali per la scrittura di un thriller alla Highsmith sono proprio quelle descritte nel suo celebre saggio "Suspense. Pensare e scrivere un giallo". E in effetti la scrittrice americana è sempre stata interessata più alle psicologie legate al crimine che all’intreccio tradizionale. Non è un caso che lo stesso Hitchcock abbia realizzato uno dei suoi film migliori, "Delitto per delitto", dal celebre "L’altro uomo", opera narrativa d’esordio della scrittirce, datata 1951. Anche in quel caso era la relazione morbosa ed ambigua tra i due protagonisti a creare quell’effetto suspense così abilmente orchestrato dal maestro del brivido.
Tra le molteplici fatiche letterarie la "saga" dedicata al personaggio di Tom Ripley è certamente la più conosciuta dal pubblico. I quattro romanzi sono stati fonte d’ispirazione per il cinema molte volte, in alcuni casi con risultati più che apprezzabili, si pensi a L’amico americano diretto da Wim Wenders e allo stesso A pieno sole di René Clement, di cui questo Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella costituisce il remake.
Delle atmosfere languide e melassose de Il paziente inglese, multivincitore di oscar, non è rimasto nulla e questa è già una bella sorpresa. Il talento di Mr. Ripley è infatti un racconto forte, a tratti sgradevole, mai consolatorio, diretto con mano felice dal regista italo-inglese.
La storia dovrebbe essere nota: siamo alla fine degli anni ’50 e il giovane Tom Ripley si barcamena facendo il cameriere o suonando a qualche party dell’upper class di Manhattan. Durante una di queste feste viene scambiato erroneamente dal magnate Herbert Greenleaf per un compagno di college del figlio Dickie. Quest’ultimo si è trasferito in Italia da un paio di anni e si rifiuta di tornare in patria. Per il padre ciò costituisce un cruccio, per questo propone al giovane Tom di recarsi in Italia, spesato, per convincere il figlio a tornare in patria.
Ripley accetta e si trasferisce a Mongibello (luogo immaginario in cui si riconosce Ischia e a tratti Procida) sulla costiera amalfitana dove riesce a conoscere Dickie, fidanzato con la miliardaria Marge Sherwood. Dickie rappresenta tutto ciò che Tom ha sempre sognato: è ricco, affascinante, bellissimo ma anche volubile nei sentimenti, pronto a tradire alla prima occasione. Tom s’innamora di Dickie e, vistosi ripudiato, lo uccide. A questo punto Ripley inizia un gioco pericoloso decidendo di prendere le sembianze del ricco miliardario, dando vita così ad una serie di situazioni sempre più complicate che, in viaggio tra Roma e Venezia, lo porteranno verso un (apparente) cul de sac.
"Preferisco essere un altro qualcuno che un perfetto nessuno" spiegherà nell’epilogo prima di vedersi riflesso nello specchio senza riconoscersi. Per descrivere le complesse vicende Minghella si prende tutto il tempo necessario realizzando una prima parte solare e felice, per virare poi verso toni più cupi. Lo stile è quello del cinema anni ’50 con la musica d’epoca a fare da contrappunto ironico o drammatico alle vicende. Un complesso puzzle musicale supervisionato dallo stesso Minghella e dal suo abituale compositore Gabriel Yared, il tutto ambientato in un’Italia dalla bellezza mozzafiato, ricreata accuratamente dallo scenografo Roy Walker, dai costumisti Ann Roth e Gary Jones, e dal direttore della fotografia John Seale. Aiutano nella esemplare riuscita di questo thriller gli attori tutti in parte, dall’impassibile Matt Damon, all’ambiguo Jude Law (una vera scoperta), alla nevrotica Gwyneth Paltrow.
Ma anche tutti i comprimari italiani sono all’altezza a partire da Sergio Rubini (che recita la parte dell’investigatore italiano in un fluente inglese) passando per Ivano Marescotti, Stefania Rocca e per finire con Fiorello. Poco più di una comparsata per lui in una versione karaoke insieme a Damon e Law di "Tu vo fa’ l’americano" di Carosone, destinata ad entrare nella memoria dell’immaginario cinematografico.
( www.tempimoderni.com)
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