Una delle delizie del mare ischitano da non perdere per nessun motivo è il polpo. Una volta considerato cibo per poveri, come accade spesso, oggi è invece oggi una prelibatezza per quei palati fini che sanno apprezzare i piatti più antichi che meglio conservano il sapore di un luogo.
E il polpo, cucinato in vari modi, è un ingrediente base della cucina dell’isola marinara. Proprio perchè in altri tempi, i pescatori spesso dopo una battuta in mare vendevano per strada i pesci più pregiati e tenevano per sé il pescato considerato dai ricchi e dai nobili più “povero”. Ma il profumo di mare che sapevano sprigionare quei polpitielli affogati e o’ brod e purp lo conoscevano bene, i pescatori!
Ad Ischia in vacanza troverete tante locande, osterie e ristoranti dove mangiare un ottimo polpo. Potrete scegliere tra varie ricette all’insalata, in cassuola con pomodorini, il polpo affogato, il brodo di polpo.
Per le strade di Napoli, racconta Matilde Serao la venditrice di brodo di polpo era una figura istituzionale. Ne “Il ventre di Napoli” (1890), la Serao parlando di ciò che si mangiava in città, dice: “Con due soldi si compera un pezzo di polipo bollito nell’acqua di mare, condito con peperone fortissimo: questo commercio lo fanno le donne, nella strada, con un focolaretto e una piccola pignatta.”
La notizia più antica del consumo del polpo a Napoli risale alla metà del XIV° secolo ed è contenuta in uno dei primi documenti scritti in napoletano.
Nel 1339 circa, lo scrittore Giovanni Boccaccio scrisse all’amico Francesco de’ Bardi una lettera, per informarlo dell’avvenuta nascita di un bambino che, a quanto pare, era figlio illegittimo dello stesso Bardi. In occasione del lieto evento alcuni compari avevano comprato il più bel “purpo” che avessero trovato e lo avevano inviato alla “puerpera”.
Oggi il significato di questo regalo ci sfugge, ma probabilmente all’epoca il mangiare polpo era simbolo di lussuria, e inviarne uno in dono a una donna comportava delle allusioni oscene
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