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Santa Restituta viene festeggiata dal 16 al 18 maggio. In quei giorni Lacco Ameno festeggia intensamente la sua patrona e in un rito religioso antichissimo ripete lo sbarco della santa nell’incanto della baia di San Montano
All’improvviso si ricopri di fiori bianchi, erano gigli, i gigli di santa restituta. Nel rito oggi a fare le veci della martire la cinquecentesca statua lignea, mezzobusto, della santa, bellissima. Nella chiesa che porta il suo nome questa icona non è l’unica a rappresentarla, ce se sono di altrettanto belle, di quella pacata bellezza che appartiene alle sculture votive, come la statua di Santa Restituta dormiente.
Ma questo busto ligneo, che viene considerato l’icona massima e che viene portato in processione, ha la forza della sensualità di una donna in carne ed ossa. E come “bella popolana” indossa per l’occasione i gioielli ed i vestiti del giorno festivo. Adornata con gli sfavillanti oggetti preziosi, ex voto per grazia ricevuta, la statua viene messa su una barchetta e fatta sbarcare sulla spiaggia, come in quel lontano III secolo dopo Cristo.
Ma le processioni di Santa Restituta non finiscono qui, e siccome è una santa venuta dal mare è sul mare che si compie ancora il suo cammino. Il 17 Maggio la Santa è imbarcata su un traghetto; parte dal pontile di Lacco Ameno e si dirige verso ovest, in direzione Punta Caruso, poi cambia rotta e prosegue verso Casamicciola. La santa procede con gli occhi fissi e i luccichii dell’oro sull’acqua e il mare, che ancora dà lavoro a tanti isolani, viene benedetto dal suo passaggio. Allo sbarco è accolta da una diana di fuochi pirotecnici, dai fedeli di tutta l’isola, dai sacerdoti, dal vescovo. Poi, il 18 Maggio, Santa Restituta è ancora in processione; questa volta via terra, per le strade del paese.
A mezzanotte uno spettacolo grandioso di fuochi pirotecnici illumina il mare e chiude la festa. Intanto nella chiesa i fedeli vanno a salutare Santa Restituta, mentre le mani dei sagrestani e dei chierichetti la svestono lentamente del suo tesoro. Lei, la statua di legno, rimarrà lì nella cappella che porta il suo nome, dietro il vetro, con i vestiti sgargianti, gli occhi neri fissi, il giglio del martirio in mano, ma senza gioielli. Per averli di nuovo su di sé dovrà attendere che torni maggio.
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